Housing reloaded: lo spazio domestico post covid, imparando da Venezia

Venezia e la “casa veneziana” sono assunte come paradigmi da esplorare per rispondere alle domande che questa contemporaneità ci pone.

DOCENTI
Giovanni Marras + Andrea Pastrello

TEMA

In Italia larga parte della popolazione vive in un patrimonio edilizio costruito durante il secolo scorso secondo standard dimensionali e tipologici ereditati dalla manualistica del Movimento moderno. Questo genere di edifici, già prima dell’emergenza sanitaria, attendeva di essere riqualificato sotto il profilo strutturale e/o energetico o sostituito.
La diffusione del covid-19, che ha costretto in casa ampie fasce di popolazione, ha acutizzato le criticità anche sul fronte dell’articolazione tipologica e dimensionale delle unità abitative e della carenza di spazi per la vita all’aria aperta. La pandemia ha impresso infatti una fortissima accelerazione alla sperimentazione del lavoro a distanza imponendo una radicale riorganizzazione dello spazio abitabile a partire dalla ridefinizione del limite tra dimensione individuale e collettiva negli interni domestici.
In questo workshop la casa isolata come archetipo del rapporto uomo/natura, il fondaco e l’atelier come spazi pensati per vivere e lavorare al contempo, sono l’origine di una ricerca che, a partire da una revisione critica degli standard dello spazio domestico, intende sperimentare configurazioni innovative alle diverse scale dei limiti pubblico/privato, natura/artificio.
Venezia – città dotata di una razionalità propria che, nonostante «una sintassi antigeometrica e antiprospettica», possiede una sorta di intrinseca disponibilità e di inesauribile «interpretabilità» (S. Bettini) – e la “casa veneziana” – che incorpora nella sua struttura la versatilità funzionale degli spazi (la sala passante, la stanza, la loggia, il portico, il giardino, la riva) sono assunte come paradigmi da esplorare per rispondere alle domande che questa contemporaneità ci pone.